L’assenza pressochè generalizzata del corsivo puro, sostituito da un corsivo misto-script con la presenza talora anche di parti in STAMPATELLO o, comunque, la manifesta difficoltà dell’esecuzione del corsivo, da un lato;  la tendenza, opposta, a collegare le lettere nello STAMPATELLO, unitamente alla tendenza a privilegiare lo STAMPATELLO anche nel Campione A (lo scritto che dovrebbe essere più spontaneo) dall’altro lato, sembrano esprimere  una  conflittuale tensione interiore tra l’esigenza (pur sempre presente, anche se contenuta, talora repressa) di autenticità, di pienezza di sentimenti, di comunicazione di emozioni e il controllo razionale e cosciente da parte delle aree cortico-piramidali che limita, fino talora a soffocarla, la spontaneità naturale della motricità grafica.

Il «ductus» viene, così, ad assumere un aspetto più controllato, spesso più teso: il segno Fluida non è pressochè mai presente, sostituito alternativamente da: angolosità, stacchi, contorsioni, tentennamenti e titubanze oppure ricerche di accuratezza.

La preoccupazione del controllo va di pari passi con la riduzione della spontaneità espressiva del gesto grafico.

La scrittura è una “pratica” di vita e come ogni esperienza è, a sua volta, intreccio, sempre in trasformazione, di molte “pratiche” di altri soggetti, ambienti e culture. Gli autori delle grafie in esame sono in molti casi “nativi digitali”. Nelle loro scritture possiamo cogliere la definizione di strutture alternative a quelle che hanno definito le generazioni precedenti. In questo senso la presenza contemporanea negli stessi campioni di scrittura di più modelli scrittori, in un contesto grafico euritmico, può deporre a favore dello sviluppo del “pensiero laterale”, della versatilità e della flessibilità di comportamento a seconda delle situazioni emergenti.

La categoria dell’individualità, carica delle esperienze pregresse che consigliano l’atteggiamento prudenziale della ragione, sembra prevalere come modalità d’essere del soggetto che con il mondo circostante ha instaurato non tanto un reciproco rapporto dialettico di scambio relazionale ed affettivo quanto una sorta di estensione della propria struttura mentale, sulla base o delle proprie intuizioni o dei propri principi alla luce dei quali viene vagliato il mondo. In altre parole  l’oggetto è definito a partire dal soggetto il quale prevalentemente è teso all’affermazione di sé  come “potere”, sulla base di un calcolo razionale.

La categoria dell’individualità reclama, però, il suo compimento nella definizione di una identità nell’essere-con-gli-altri: è proprio questa l’acquisizione che sembra emergere con enorme difficoltà, ma della quale si avverte una profonda, naturale esigenza nella tendenza a legare le lettere nello stampatello o nelle varie forme di ingegnosità grafica.

L’identità si struttura attraverso il tempo e lo spazio, nel ritmo. Il ritmo è vita. Al contrario, la riduzione della spontaneità (conseguente all’adozione del  corsivo misto-script o, addirittura, dello STAMPATELLO nel Campione A, del corsivo stentato nel campione B1), a seconda del contesto grafico, da un lato appare segno di inibizione e di incapacità di scambio affettivo-sentimentale, dall’altro espressione dell’acquisizione di una “maschera”, ora protettiva, ora camuffatrice dell’identità autentica dello scrivente.

Il risultato è che siamo di fronte a scritture che potremmo definire “acquisite” e poi divenute usuali per lo scrivente. Al di là delle ragioni storico-esperienziali che possono aver ostacolato l’insegnamento-apprendimento del corsivo, l’adozione dello script, del mixat e dello STAMPATELLO non è casuale, ma riferibile, al di là ed oltre le esigenze di leggibilità,  ad una ricerca di espressione di sé “in sicurezza”, vale a dire evitando di esporre la dimensione più intima, sentimentale ed affettiva, privilegiando quella logico-razionale, ma scegliendo, di conseguenza, anche di non vivere la pienezza della vita.

Grafologicamente ad essere sacrificato in genere è il ritmo. Dunque dovremmo trovare nel ritmo e nei suoi elementi le ragioni della riconducibilità dello STAMPATELLO allo stesso soggetto al quale appartiene il corsivo.