Equo compenso ed equa concorrenza. Sono queste le priorità sul tavolo dei liberi professionisti italiani. Lo evidenzia il Colap (Coordinamento libere associazioni professionali) che da tempo chiede al governo un intervento a tutela delle partite Iva. Sul piano delle urgenze diventa prioritario un sistema di equo compenso che possa fronteggiare l’aumento delle spese. Per una famiglia tipo, ricordano al Colap, le spese del 2022 lieviteranno del 100% in un contesto che, unito ai danni provocati da due anni di pandemia, potrebbe decimare il numero di lavoratori autonomi in attività. «Sono anni che ci battiamo affinché i professionisti ricevano un equo compenso per il proprio lavoro — dichiara la presidente del Colap Emiliana Alessandrucci —. Adesso però parliamo di una vera e propria emergenza. L’inflazione e il caro bollette mettono ulteriormente in ginocchio un mercato professionale già viziato da uno squilibrio di potere contrattuale tra professionista e cliente».

 

L’EQUO COMPENSO

Nonostante l’equo compenso sia già legge, non ha mai trovato la piena attuazione e questo a discapito della parte debole del mondo professionale. Esiste però il disegno di legge sull’equo compenso a firma Meloni che mira proprio a riequilibrare il rapporto di forza, anche se per il Colap il testo presenta ancora criticità. «Innanzitutto — spiega Alessandrucci — non condividiamo l’impostazione vessatoria nei confronti del professionista, che invece di essere tutelato rischia sanzioni per non aver rispettato la norma. Inoltre l’applicazione delle tutele è prevista solo “ex post”, ovvero in un momento successivo alla contrattazione. Se la norma nasce per sanare uno squilibrio di potere contrattuale, non riuscirà certo a farlo con simili modalità, che andranno invece a discapito della parte più debole. Infine, la norma è stata pensata inizialmente solo per gli avvocati, ciò ha comportato la presenza di riferimenti e termini che rischiano di creare confusione e vuoti normativi».

 

LA CONCORRENZA

L’altro tema scottante è quella che riguarda la concorrenza. Secondo il Colap esistono due ordini di ostacoli a un’equa concorrenza: le normative locali che limitano il libero esercizio dell’attività e i provvedimenti normativi pensati per le imprese senza equiparazione con i professionisti. Il tema dei compensi e quello della concorrenza si intrecciano quando si parla dei criteri per identificare le partite Iva che operano nel contesto professionale. «Contestiamo — dice la presidente del Colap — anche il richiamo a parametri di riferimento obsoleti per l’adozione di provvedimenti normativi destinati al mercato professionale. Il criterio dei codici Ateco, utilizzato per interventi emergenziali nei decreti ristori e sostegni utilizzati durante la pandemia, così come nei decreti per le riaperture, si è rivelato inadeguato e inefficace, escludendo molte categorie del lavoro autonomo. Un cortocircuito che ha penalizzato i liberi professionisti anche nel Sostegni ter. I codici Ateco ormai descrivono un mercato professionale antico e superato. Le norme e le misure basate su questi codici hanno avuto una ricaduta su obblighi (fiscali o tributari) e comportamenti che hanno inciso negativamente anche sulla libera concorrenza»

 

(Fonte: Corriere della Sera)